Pubblicato il 10 luglio 2020 ore 12:25 da Gianfranco Cipriani
Censiti dai volontari 2.377 rifiuti, 475 ogni 100 metri lineari di spiaggia
Legambiente: «Ai rifiuti tradizionalmente raccolti quest’anno si sommano guanti e mascherine, il cui abbandono sta vanificando anni di lotte per ridurre l’usa e getta. Continuiamo a percepire l’ambiente come un ecosistema dal quale siamo separati, inquinandolo e offendendolo»
Tra le più gravi emergenze ambientali c’è quella dei rifiuti spiaggiati, fenomeno a macchia d’olio che assunto proporzioni a livello globale. Sono rifiuti di ogni genere e forma: mozziconi di sigaretta, tappi di bevande, contenitori per alimenti monouso, cotton fioc, dispositivi di protezione come guanti e mascherine, materiale da costruzione e così via. Secondo l’indagine Beach Litter 2020 sui litorali si incrociano rifiuti a ogni passo, in media 654 ogni cento metri di spiaggia monitorata. Sono 28.137 i rifiuti censiti su 43 spiagge analizzate in 13 regioni, per un’area di 189mila mq. È in plastica l’80% dei rifiuti individuati, seguita da vetro/ceramica (10%), metallo (3%), carta/cartone (2%), gomma (2%), legno lavorato (1%) e altri materiali (2%). Cumuli di spazzatura causati da una cattiva gestione dei rifiuti nelle case, scarichi non depurati e dall’abitudine malsana di utilizzare i wc come pattumiera.
A cadenza annuale Beach Litter indaga quantità e tipologia di rifiuti presenti sui litorali. È un lavoro svolto dai circoli di Legambiente e raccontato nelle numerose tappe di Goletta Verde, che fa il punto sulla salute di mari, laghi e fiumi. Il bilancio di quest’anno è tutt’altro che positivo: il Covid-19 rischia di vanificare i risultati ottenuti nella riduzione dell’usa e getta, benché il numero di rifiuti rinvenuti sia in lieve calo rispetto al 2019. In una spiaggia su tre, infatti, i volontari hanno raccolto guanti, mascherine e altri oggetti legati all’emergenza sanitaria.
In Puglia sono state monitorate 5 spiagge, pari a circa 5.000 mq di area campionata: Strada del Baraccone (500 mq) a Bari, Porto Rosso (1.000 mq) a Monopoli, San Vito-Colonna (1.100 mq) a Polignano a Mare, Marchese (1.000 mq) a Maruggio e Lido Bruno (1.400 mq) a Taranto. I volontari hanno censito in totale 2.377 rifiuti, 475 ogni 100 metri lineari di spiaggia. Tra le tipologie di materiali domina la plastica, pari al 72,1% del totale dei rifiuti, seguita da vetro/ceramica (7,4%), carta/cartone (7,1%), metallo (4,7%), legno trattato (2,9%), bioplastiche (1,9%) e materiali misti (1,1%). Il 32,9% dei rifiuti ha un’origine indefinita, frammenti che non possono essere associati a oggetti. La Top ten dei rifiuti più trovati registra al primo posto pezzi di plastica (15,2%), a seguire tappi e coperchi (11,1%), mozziconi di sigarette (7,4%), reti per la mitilicoltura (5,1%), cotton fioc in plastica (4,0%), stoviglie usa e getta (3,8%), bottiglie e contenitori per bevande (3,5%), bottiglie e pezzi di vetro (3,4%), pezzi di polistirolo (3,3%), frammenti di carta non identificabili (2,7%). Tra le 5 spiagge risalta in negativo la spiaggia presso strada del Baraccone (Foce sinistra del Parco Regionale di Lama Balice) a Bari, su cui si registra una quantità indefinita di materiale da costruzione come tegole e mattoni.
«Ai rifiuti tradizionalmente raccolti quest’anno si sommano guanti e mascherine, il cui abbandono sta vanificando anni di lotte per ridurre l’usa e getta – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Continuiamo a percepire l’ambiente come un ecosistema dal quale siamo separati, inquinandolo e offendendolo. La domanda è: abbandoneremmo i rifiuti all’interno o nel giardino di casa nostra? Dobbiamo cambiare forma mentis, educando noi stessi e gli altri al rispetto del pianeta di cui siamo solo ospiti. La sfida più impegnativa è questa, che chiama in causa governi e industrie per promuovere stili di vita sostenibili e guidare i cittadini ad adottarli. Va inoltre evidenziata la necessità di dare gambe alla legge SalvaMare, ancora oggi in stallo al Senato, che permetterebbe ai pescatori di riportare a terra i rifiuti accidentalmente pescati».
A livello nazionale, il 42% dei rifiuti analizzati riguarda prodotti usa e getta, al centro della direttiva europea che ne limita e vieta l’impiego. Detta anche SUP (Single Use Plastics), la Direttiva (UE) 2019/904 si concentra su dieci prodotti in plastica monouso e sulle reti e gli attrezzi da pesca e acquacoltura, che rappresentano il 70% dei rifiuti maggiormente rilevati sulle spiagge europee. Il testo propone che a partire dal 2021 il divieto di utilizzo dei prodotti per i quali esistono alternative (posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande e aste dei palloncini) venga esteso anche ai prodotti di plastica oxodegradabile e ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso. Circa i prodotti monouso per i quali non vi sono alternative, gli Stati membri dovranno mettere a punto misure per ridurne drasticamente l’utilizzo, definendo anche obiettivi di riciclo, raccolta e revisione della progettazione del prodotto.
Nata nel 2014 sulle spiagge del Mediterraneo, l’indagine Beach Litter di Legambiente è oggi tra le più grandi esperienze di citizen science a livello internazionale. Il protocollo utilizzato è sviluppato nell’ambito dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, cui Legambiente e altre associazioni europee comunicano i dati raccolti con l’obiettivo di creare un database sui rifiuti spiaggiati costruito dai volontari a livello europeo. Il protocollo è standardizzato e permette il confronto tra i dati raccolti da chiunque lo utilizzi, standard è anche la lista di nomi e codici specifici utilizzati per catalogare gli oggetti. Il monitoraggio prende in considerazione un’area lunga 100 metri e ampia dalla battigia alla fine della spiaggia. Vengono considerati solo gli oggetti rinvenuti sulla superficie di tale area, senza scavare, di dimensioni maggiori di 2,5 cm.
Nell’estate 2020 Legambiente invita i cittadini a partecipare alla sfida social #GolettaChallenge, che chiede di liberare dai rifiuti un pezzo di spiaggia e condividerne la foto sui social con l’hashtag #GolettaChallenge, sfidando tre o più amici a replicare l’azione in altri litorali.
Si è svolto il BEACH LITTER 2020: quarta indagine e monitoraggio sui rifiuti spiaggiati a Campomarino di Maruggio, a cura dei volontari dell’APS Legambiente di Maruggio
L’indagine e monitoraggio BEACH LITTER è realizzata da Legambiente nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean-up the Med.
Volontari del locale circolo della Legambiente, hanno svolto mercoledì 10 giugno 2020 l’indagine scientifica presso la spiaggia in località “Marchese” a Campomarino di Maruggio (Ta).
I risultati saranno resi noti a luglio 2020, previo comunicato stampa ufficiale della Legambiente Onlus.
Alcuni scatti fotografici dell’iniziativa:
Presentazione dell’iniziativa:
Indagine Beach Litter 2020
Martedì 9 giugno, la quarta indagine e monitoraggio sui rifiuti spiaggiati a Campomarino, a cura dei volontari dell’APS Legambiente di Maruggio.
Area d’indagine: spiaggia “Marchese“, Campomarino di Maruggio (Ta)
L’indagine BEACH LITTER è realizzata da Legambiente nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean-up the Med. Dal 2014 i volontari di Legambiente monitorano le spiagge italiane con l’obiettivo di indagare quantità e tipologia di rifiuti presenti sui litorali. Grazie alle organizzazioni afferenti a Clean-up the Med il monitoraggio è stato esteso anche alle spiagge di altri paesi del Mediterraneo.
Stimando il genere più frequente di rifiuti, la loro possibile provenienza, le attività antropiche che li hanno generati e gli altri parametri presi in considerazione, questa indagine denuncia un fenomeno assai grave dal punto di vista ambientale, economico e turistico e l’urgenza di mettere in atto programmi concreti per la progressiva riduzione dei rifiuti in mare e nella fascia costiera, così come previsto dalla Direttiva Europea Marine Strategy (2008/56/CE).
Quattro rifiuti per ogni passo che facciamo sulle nostre spiagge. Di ogni tipo, colore, forma, dimensione. Invece delle conchiglie, ormai, a farla da padrona sui nostri litorali ci sono plastica, vetro o pezzi di metallo: rifiuti spiaggiati gettati consapevolmente o che provengono direttamente dagli scarichi non depurati e dall’abitudine di utilizzare i wc come una pattumiera e soprattutto dalla cattiva gestione dei rifiuti a terra.
È quanto emerge dall’indagine Beach Litter 2019 condotta da Legambiente che fotografa anche stavolta una situazione critica per molti arenili italiani: su 78 spiagge monitorate, per un totale di oltre 400mila metri quadri, pari a quasi 60 campi di calcio, sono stati trovati una media di 620 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia.
La plastica si conferma la regina indiscussa tra i materiali più trovati, con un percentuale dell’80%, seguita da seguita da vetro/ceramica (7,4%), metallo (3,7%) e carta/cartone (3,4%). Sul podio dei rifiuti più trovati ci sono i frammenti di plastica, ovvero i residui di materiali che hanno già iniziato il loro processo di disgregazione, anelli e tappi di plastica e infine i cotton fioc, che salgono quest’anno al terzo posto della top ten. I rifiuti plastici usa e getta sono stati rinvenuti nel 95% delle spiagge monitorate. Si tratta di oggetti creati per finire la loro vita immediatamente o poco dopo il loro utilizzo, come bottiglie, stoviglie e buste, e sui quali è necessario insistere a livello legislativo metterei a livello europeo, sia per la loro riduzione che per un più controllato e corretto smaltimento se si vuole affrontare con determinazione il problema del marine litter.
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