Legambiente Taranto: Cementir, ancora reati ambientali a Taranto, chiediamo indagini rapide. Ci costituiremo parte civile nell’eventuale processo

Pubblicato il 28 settembre 2017 ore 18:34 da Gianfranco Cipriani

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La notizia che apprendiamo  dalla stampa del sequestro – con parziale facoltà d’uso – della centrale  ENEL di Brindisi, della Cementir Italia spa di Taranto e dei parchi loppa d’altoforno dell’Ilva di Taranto ci allarma e ci lascia basiti: un’altra azienda del polo industriale tarantino si sarebbe resa responsabile degli ennesimi reati ambientali, con potenziali dannose ricadute sulla salute dei cittadini di Taranto.

Rifiuti pericolosi sarebbero stati utilizzati per produrre cemento. Il tutto con la “complicità” dell’Enel, di cui lo Stato italiano resta il principale azionista, e dell’Ilva, i cui Commissari governativi – la cui eventuale responsabilità sarebbe gravissima –  figurano tra i 31 indagati dell’operazione ‘Araba fenice’ condotta dalla guardia di finanza di Taranto – coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Lecce – per i reati di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata, contestando alle tre società anche illeciti amministrativi.
Così come  gravissime sarebbero le circostanze che parrebbero emergere da  intercettazioni telefoniche in cui alcuni dirigenti Enel, secondo quanto riportato dalla stampa,  “ farebbero riferimento alla necessità di confondere gli inquirenti presentando loro dati alterati e non veritieri  e di evitare di comunicare con l’Arpa“.

Legambiente, pur rimanendo in attesa degli esiti dell’indagine, saluta positivamente la possibilità di approfondire, cosa sia accaduto nell’area a caldo della Cementir, e quali siano gli effetti per l’ambiente e la salute dei cittadini di Taranto. Annunciamo sin da ora che, ove gli atti di indagine dovessero confermare l’esistenza di indizi di reati contro l’ambiente e la salute, che ci costituiremo parte civile nel processo penale per supportare l’attività della pubblica accusa, a tutela dell’interesse della martoriata collettività tarantina, ancora una volta colpita dagli esiti di fatti potenzialmente generatori di rischi per l’ambiente e la salute.

Fonte: Legambiente Taranto

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